Freddo a Roma, prima vittima. Ma non tutti i barboni vogliono assistenza

L’inverno è arrivato e a Roma ha causato la prima vittima. Lungo via Cassia nuova un barbone è stato trovato senza vita, ucciso dal freddo. Proprio per evitare che drammi come questo si ripetano il commissario Tronca ha potenziato il «Piano Inverno», disponendo l’apertura notturna di quattro stazioni della metropolitana per il ricovero dei senzatetto. Così le stazioni di Piramide, Ponte Mammolo, Piazza Vittorio e Flaminio restano aperte dalle 23.30 fino alle 5.30 del mattino, presidiate dalle unità mobili di Polizia Locale, Protezione Civile Comunale, Sala Operativa Sociale (Sos), Atac, Ama, e dai volontari della Croce Rossa Italiana e del Sovrano Militare Ordine di Malta, che forniscono ai clochard coperte, pasti caldi e prima assistenza. Solo nella Capitale i senza fissa dimora sono oltre 3.000 (il 15% del totale nazionale) e di questi, secondo la Comunità di Sant’Egidio, poco più della metà cerca un riparo sicuro per dormire, mentre la restante metà si arrangia con alloggi di fortuna. Bisogna ricordare che i posti letto garantiti dalle nove strutture convenzionate con il Comune per il «Piano Inverno» sono 213 (i posti diurni più di 6mila) e dal novembre dello scorso anno solo 412 senzatetto hanno bussato alle loro porte. Perché non tutti i clochard sono disposti a farsi aiutare, e non certo perché non ne abbiano bisogno. Anzi, molti di loro sono persino restii ad accettare assistenza sanitaria o sociale, vuoi per il timore di perdere il loro «prezioso» posto in strada, vuoi per la situazione psicologica che affligge molti clochard e che gli addetti ai lavori chiamano “sindrome da congelamento”.

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